“Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo”
Alexander Lowen
In ottica psicosomatica, qualsiasi sintomo costituisce un segnale, una spia che si accende nel corpo per segnalarci che, a livello più profondo, qualcosa non va o non va più, che ha fatto il suo tempo, che interferisce con la nostra evoluzione o ci impedisce di esprimere a pieno il nostro potenziale e la nostra unicità. Questo significa che il corpo ci parla e, per quanto il suo linguaggio sia difficile da interpretare, se prestiamo attenzione ci accorgiamo che organi e tessuti bersaglio non sono scelti mai a caso: soggetti prettamente razionali, ad esempio, soffrono spesso di cefalee e cervicalgie; gli introversi e i rancorosi di problemi epatici e/o intestinali; chi è a contatto con persone o situazioni nocive, a lungo andare, potrebbe sviluppare reazioni allergiche. Ovviamente, ciascun disturbo si presta a molteplici letture e per trovare quella corretta è necessario considerare il singolo paziente e il suo contesto di vita, ma è innegabile che esista una profonda simbologia legata ai diversi distretti corporei e alle loro funzioni. I saggi del passato lo sapevano bene, tanto che non avrebbero mai trascurato di considerare gli aspetti emotivi di una qualsiasi malattia. Potremmo dire che i disturbi fisici rappresentano il corrispettivo somatico di un malessere che si esprime anche a livello mentale. Da questo punto di vista, affidarsi a un principio causalistico per stabilire se sia stato il disagio psichico a generare quello fisico o viceversa (spesso le cose non sono così semplici) perde di senso a favore di una prospettiva olistica che guarda all’unità psicosomatica come a un corpus integrato e interagente di parti, processi e funzioni costantemente connesse tra loro.
Le due dimensioni (psichica e fisica) costituiscono, di fatto, strade alternative per esternare qualcosa. Del resto, mente e soma compartecipano a riflettere l’unicità dell’individuo e il suo stato di salute, legato alle situazioni in cui è calato e ai vissuti che esperisce in ogni singolo momento. Ecco perché i sintomi, di qualsiasi natura siano, non vanno trascurati né messi a tacere ma compresi nel loro significato profondo. Esiste una memoria somatica, una coscienza del corpo, un’intelligenza antica che grida il suo dolore per essere ascoltata. La medicina scientifica – data l’eccessiva specializzazione che induce a focalizzare i propri interventi su aree e funzioni distinte e circoscritte – spesso è incapace di cogliere il valore simbolico dei disturbi che affronta e così tanti problemi, invece che risolversi, non fanno che aggravarsi, cronicizzarsi e generare frustrazione.
Pur senza nulla togliere ai progressi della scienza e riconoscendo l’assoluta utilità della medicina tradizionale (imprescindibile in alcuni casi), se provassimo a guardare ai nostri disagi con occhio più aperto e possibilista, in tanti casi ritroveremmo non solo la salute ma anche la forza per compiere quei passi e fare quelle scelte verso cui l’anima ci chiama.
Ecco, di seguito, i disturbi e gli ambiti di cui mi occupo:
- Ansia, stress, attacchi di panico
- Depressione, Solitudine, Senso di Vuoto
- Disturbi del Peso e della Nutrizione
- Lutto e Malattia
- Disturbi Fisici (con o senza riscontri organici)
- Problemi Personali e Relazionali (lavorativi, sessuali, identitari…)
- Coppia, Famiglia, Genitorialità (dipendenze affettive, conciliazione tra vita privata e professionale, infertilità, menopausa, etc.)
- Crisi del Ciclo di Vita
- Benessere e Crescita Personale
- Psicologia Sportiva
- Mediazione Familiare