“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”

C.G. Jung

Nel rapporto psicologo-paziente quel che si viene a istituire è un vero e proprio campo energetico molto simile, per certi aspetti, a quello attivo tra due persone che provino, una per l’altra, interesse e attrazione. Se è vero infatti che qualsiasi rapporto (amicale o di coppia) funziona al meglio solo in presenza di alcuni requisiti – tra cui rispetto reciproco, sintonia e onestà – è altrettanto vero che neppure quello terapeutico può esserne esente. Ecco perché è cruciale che, anche in questo campo, psicologo e cliente si “usmino” e si “piacciano”, ossia intuiscano che il loro incontro può essere foriero di qualcosa di buono. La differenza sostanziale rispetto a un legame sentimentale o amicale – del tutto liberi nei ruoli e nelle configurazioni possibili – è che, in questo caso, i due soggetti presentano, sin dal principio, ruoli e obiettivi dichiarati e complementari. Il paziente chiede aiuto e il professionista si impegna ad offrirglielo. Per riuscirci davvero è necessario tenere sempre a mente la specificità di ciascun individuo, unico e irripetibile, così come unica è la sua storia e il suo vissuto emotivo. Ritengo che rispettare questa specificità sia condizione imprescindibile affinché l’aiuto promesso si riveli proficuo.